“Max, descrivi #Marrakech in 20 secondi.”
Colori, suoni, luci e profumi che mi hanno affascinato cinque anni fa e che sono tornati, se possibile, ancora più forti. Questa città ha un’identità inconfondibile e la prossima volta voglio decisamente esplorare altre parti del #Marocco.
Una delle gemme imperdibili della città è Medersa Ben Youssef: scuola coranica dedicata all’educazione religiosa e scientifica per quattro secoli, nel cuore della #medina.
Quante volte capita nella vita di ritrovarsi faccia a faccia con una #FordModelT originale del 1923?
È successo per caso, mentre guidavo su una statale infinita nel mezzo del Nebraska, e ho visto un garage semi-abbandonato, finché non è arrivato Marc, meccanico per passione che aggiusta vecchi “rottami” da una vita.
Con un prezzo che oscillava fra i 260$ e i 850$, fu la prima auto accessibile per la middle class americana, grazie alla produzione di massa voluta proprio da Henry Ford. La #ModelT divenne popolare anche grazie al duo comico Laurel & Hardy (Stanlio & Ollio) e negli anni Venti più della metà delle auto registrate al mondo era #Ford.
Ma non è l’unico tesoro su quattro ruote che ho trovato lì dentro…
La #Ford Fairlane Crown Victoria è una berlina a due porte e quattro posti prodotta nel 1955-56 come concorrente della contemporanea Chevrolet Bel Air.
Les Tuileries, le antiche fabbriche di tegole del Medioevo, sono oggi i vasti giardini pubblici antistanti il Louvre, risalenti al XVII° secolo e progettati dal noto paesaggista André le Nôtre.
Fu poi Caterina de Medici, vedova del re Enrico II a far costruire nel 1514 il Palais de Tuileries, residenza di molti monarchi fra cui Enrico IV, Luigi XIV e Bonaparte.
Il palazzo, che un tempo chiudeva la parte nord-ovest del Louvre, fu bruciato durante i moti insurrezionali de La Comune di Parigi del 1871.
Ciò che mi affascina dello spazio definito come “atelier” è proprio la sua connotazione intima: si ha la sensazione di entrare non solo nella dimensione fisica di un artista, ma anche nella sua mente e nel suo processo creativo. Ogni dettaglio rivela qualcosa della sua anima. Per questo metterci piede mi dà sempre la sensazione di un immenso privilegio.
L’atelier di Suzanne Valadon (prima artista donna a esporre alla Société Nationale des Beaux-Arts) si trova al secondo piano del Musée de Montmartre: un luogo sempre poco frequentato dai turisti, nonostante si trovi a pochi passi dalla famosissima e affollata Place Du Tertre, nel quale immergersi a pieno per respirare l’atmosfera di una #montmartre di inizio Novecento.
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Nel cortile del museo si trova il Café Renoir: proprio in questo giardino, infatti, il noto Impressionista dipinse alcuni dei suoi capolavori, come Bal Au Moulin de la Galette e La Balançoire, entrambi datati 1876 e siti al Musée d’Orsay.
Ci sono molti luoghi che potrei consigliare di vedere, altri che invece vanno visti almeno una volta nella vita.
#MontSaintMichel, terzo sito francese per numero di visitatori dopo la Tour Eiffel e Versailles, è un connubio potente di bellezza naturale e ingegno dell’uomo. Una scenografia che toglie il fiato e rapisce lo sguardo, intrisa di storia, mito e leggenda.
Basti pensare al solo fenomeno delle maree, le più grandi d’Europa, e le sabbie mobili che resero impossibile qualsiasi fuga da questa “Bastiglia del mare”.
“Ti aspetto nella biblioteca pubblica più antica di Parigi.”
Come ve lo spiego questo invito? I busti di marmo mi osservano in fila mentre io mi aggiro nella Bibliothèque Mazarine, col parquet del Seicento che scricchiola ad ogni passo: libri, archivi storici, lampade, scale di legno.
Un paradiso per i miei occhi, e la mia camera, desiderosi di scoprire luoghi inediti, o quasi.
Nota a margine: l’accesso alla Bibliotèque Mazarine è gratuito, dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 18:00.
Ogni mese si organizzano anche tour guidati gratuiti.
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Hai mai sentito parlare di insularità? È un termine che indica la condizione della propria origine isolana, in quanto è avvertito da chi vive in un’isola. Di solito è associato a un sentimento di estraneità e svantaggio proprio per la condizione stessa di “isolamento”.
Questo sentimento io non l’ho minimamente avvertito nelle parole di Andrea, viticoltore pantesco da 7 generazioni, che mi ha regalato il suo tempo un pomeriggio di maggio, dopo un temporale, per mostrarmi la terra di cui si prende cura ogni giorno insieme al fratello: “Non faccio nulla di speciale, tranne coltivare quello che di speciale ci ha offerto la Natura.”
Un’esperienza unica, non serve nemmeno che ve lo dica, ma anche un privilegio: questo provo quando mi avvicino a persone che hanno trovato la loro dimensione, qualunque essa sia, e ne sono felici.
L’emblema di ogni viaggio è l’ontheroad. L’emblema dell’ontheroad sono gli Stati Uniti. L’emblema dell’ontheroad negli Stati Uniti è la #Route66.
Cos’è la Route66? Apparentemente solo una strada lunga 3.775 km che collega Chicago a Los Angeles attraversando 8 stati e 3 fusi orari. In realtà si traduce in orizzonti sconfinati, paesaggi in perenne evoluzione, saliscendi di asfalto che porta le tracce delle continue riparazioni e uno stemma gigante impresso sulla carreggiata. Mentre attraversi città ormai fantasma, ma mai stanche di raccontare il fascino unico della cultura pop americana.
Una delle meraviglie della natura, creata dalla sola forza del vento e dell’acqua, dalla cromia ipnotica dell’arenaria.
Per raggiungerlo bisogna lasciare la propria auto, acquistare la tassa turistica di 100$ e farsi accompagnare esclusivamente dalle guide navajo attraverso questa riserva desertica. Il tour nel complesso dura circa 2 ore. Si può prenotare in anticipo online oppure recarsi direttamente sul posto la mattina presto.
A #Roma si dice bucio de culo: quando visiti @galleriadoriapamphilj e trovi il corridoio più suggestivo solo per te.
Alle pareti sono affissi preziosissimi specchi fatti venire nel primo Settecento da Venezia. Poco dopo furono collocate qui le molte statue in gran parte archeologiche. Sul soffitto “Storie di Ercole”, dipinte dal bolognese Aureliano Milani secondo immaginifiche ipotesi che intrecciavano mito e araldica della famiglia Pamphilj.
Féde (poet. fé) s.f. [lat. fides] – Credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda sull’autorità altrui più che su prove positive.
“Max, ma cos’è che ti piace così tanto della Gran Bretagna che ci torni ogni anno?”
“Non te lo so spiegare: saranno quelle bandierine che adornano ogni villaggio e che ogni volta mi fanno pensare a Peter Pan, sarà la croccantezza del #fishandchips con una birra scura, la voce dei gabbiani che non finisce mai, le infinite tazze di tè a qualsiasi ora… ma io probabilmente ci vivrei, anche e soprattutto nelle giornate uggiose, stretto nel mio Barbour e con le Timberland ai piedi”.
#questoeilmassimo in partnership con @lovegreatbritain_it@lovegreatbritain #lovegreatbritain
Quando arrivi all’estrema punta occidentale della #Cornovaglia hai la sensazione di essere arrivato letteralmente a “the land’s end”. La Baia del Prete è un luogo riservato, anche in piena #estate. Conosciuto a pochi, che arrivano qui anche solo per godersi le ultime luci del tramonto che bagna queste rocce nere.
Si dice che #Istanbul sia un mosaico incomparabile di popoli di diverse credenze, religioni e razze, provenienti da ogni regione, stato e continente, di qualsiasi estrazione sociale, che si riversano in questa capitale cosmopolita che a tutti gli effetti ti fa sentire di essere al centro del mondo.